L'area archeologica
L'Area archeologica di Eraclea Minoa sorge su un bianco promontorio proteso verso uno splendido paesaggio marino, all'interno della Riserva Naturale della Foce del Fiume Platani. Le prime tracce di frequentazione dell’altopiano di Capobianco risalgono alla preistoria, cui si riferiscono anche i miti che rimandano alla presenza di popolazioni provenienti dall’Egeo dopo il crollo dei regni micenei. Un mito infatti collega il nome di Minoa con il re cretese Minosse e la spedizione in Sicilia che lo condusse alla morte presso il re sicano Kokalos. La colonia greca fu fondata intorno alla metà del VI secolo a. C. da Selinunte, Contesa a lungo e con alterne vicende fra Selinunte e Akragas, ben presto la città seguì lo stesso destino delle due contendenti cadendo in mano cartaginese. Per tutto il IV secolo a. C. la sua storia fu segnata dagli scontri fra Greci e Cartaginesi, finché nel III secolo a.C. non fu conquistata da Roma diventando civitas decumana. Verso la fine del I sec. a. C. la città fu abbandonata e solo in epoca paleocristiana e bizantina (III-VII sec. d. C.) l’area extra urbana tornò ad essere frequentata con la costruzione di una grande basilica con annesso un cimitero. Le prime campagne di scavo ebbero inizio nel 1950 quando Ernesto De Miro riportò alla luce l’imponente teatro, risalente al IV sec. a.C. La colonia era protetta da una cinta muraria lunga circa 6 km che ancora oggi abbraccia l’intero altopiano fino al fiume Platani. Nel corso delle indagini archeologiche sono state individuate consistenti tracce dell’abitato organizzato secondo un disegno urbanistico regolare, a terrazze, con un sistema di strade ortogonali che delimitavano gli isolati. Gli edifici scavati rimandano a due fasi sovrapposte di frequentazione: la più antica di epoca ellenistica (IV-III sec. a. C.) e la più recente di epoca romana- repubblicana (II-I sec. a. C.). A nord est della città, aldilà della cinta muraria, sorgevano le necropoli. Scavi sistematici effettuati fra gli anni 60 e 80 del secolo scorso, hanno messo in luce sepolture databili all’epoca arcaica e a quella ellenistica, testimoniando la presenza contemporanea del rito dell’inumazione e della cremazione. Nei pressi del sito archeologico è possibile visitare il piccolo Antiquarium in cui si conservano alcuni materiali provenienti dagli scavi.